Vivere non è un gioco da ragazzi

La fiction racconta la storia di Lele, 17enne di umili origini. Frequenta il liceo con i figli dell’élite bolognese ed è innamorato di Serena, figlia della futura sindaca di Bologna. Una sera, per fare colpo su di lei, prende una pasticca e da quel momento si lascia trascinare dalle droghe del sabato sera, quelle prese per divertimento e che solo apparentemente non sono pericolose. Rimane presto senza soldi e, per continuare a frequentare Serena, si ritrova a comprare la droga nel suo quartiere e a spacciarla in discoteca. Una sera vende una “pasticca” all’amico Mirco che viene trovato morto il giorno dopo. Inizia così un calvario che stravolge il rapporto con tutte le persone vicine a lui. Dopo molte vicissitudini, il ragazzo decide di liberarsi dal peso delle menzogne e del senso di colpa, confessando tutto prima al padre e poi alla Polizia.
Lo scopo principale della serie è sensibilizzare i giovani e le loro famiglie sul problema delle sostanze stupefacenti assunte in momenti di divertimento e sulle loro conseguenze. La storia è, infatti, liberamente ispirata a fatti realmente accaduti.
La fiction risulta molto realistica, con una profonda introspezione dei ragazzi che, con le loro vicissitudini, esprimono i diversi problemi degli adolescenti di oggi, e mostra anche come essi riescano a superare tali difficoltà.
Viene data molta attenzione anche al ruolo dei genitori, si interrogano sul loro operato quando scoprono gli errori dei figli, sono disposti a cambiare quando sbagliano e sono aperti al confronto con loro. Si consiglia la visione a un pubblico con più di 14 anni.