Spy Kids: Armageddon

La saga di “Spy Kids”, ideata da Robert Rodriguez, ha vissuto molte decadi e si è sottoposta a svariati mutamenti metalinguistici, dovuti soprattutto al passaggio dal grande schermo alla piattaforma. Tuttavia, è stata capace di rimanere fedele alla tematica iniziale che si basa sul classico scontro generazionale tra figli e genitori, sempre in difficoltà non solo nel comprendersi, ma anche nel dimostrare gli uni agli altri sentimenti come amore e cura, necessari per costruire un solido rapporto. E così, nel nuovo film targato Netflix ritroviamo una coppia di genitori, segretamente appartenente al mondo dello spionaggio, che vive la propria esistenza nascondendo ai figli la sua vera identità. Quest’ultimi, però, si ritrovano, loro malgrado, invischiati nella stessa missione segreta dei loro “vecchi” e devono lottare non solo per salvare la propria famiglia, ma anche l’intero pianeta. Le novità di questa nuova pellicola si ritrovano nella presenza dell’elemento dei videogiochi, espediente argomentativo che fa scaturire la catena di ostacoli che i protagonisti dovranno affrontare lungo la storia. In tal modo, si evidenzia la preoccupazione genitoriale di ridurre al minimo il tempo passato dai figli davanti ai dispositivi tecnologici, affinché non ne diventino dipendenti. Il film non demonizza i videogiochi, ma propone una nuova chiave di lettura: occorre concentrarsi sull’uso corretto che le nuove generazioni possono farne. “Spy Kids: Armageddon” sembra dunque un esperimento pedagogico, “sotto le mentite spoglie” di pellicola. Adatto a tutta la famiglia.