New York solo andata

New York, caput mundi dell’età contemporanea nell’immaginario collettivo, viene celebrata nell’ultimo documentario di Davide Ippolito. Emblema del processo evoluzionistico dell’uomo, la Grande mela esercita tutt’oggi una forza attrattiva totalizzante per l’intera popolazione mondiale che continua a identificarsi nella sua frenetica speranza sognante.
Infatti, in questo doc, l’american dream si concretizza nell’esplorazione di diverse esperienze esistenziali di svariati “trapiantati” d’origine italiana. Grazie a una serie di cappelli introduttivi, gli intervistati ampliano elementi tematici decisamente interessanti. Si spazia dal concetto d’identità e inclusione, con l’apporto storico del fenomeno dell’immigrazione italiana negli Usa, alla visione della reputation image, ossia della reputazione meritocratica, tramite l’esplorazione della nozione dell’autorealizzazione, dettata dal clima possibilista in cui “se osi, esisti”. A sottolineare, a livello semiotico, tali presupposti vengono in soccorso le immagini più simboliche della città: di particolare funzionalità la correlazione del pensiero di “elevazione personale” in concerto con i grattacieli della città che, svettando tra le nuvole, lanciano l’inequivocabile monito di puntare sempre più in alto. Ippolito, però, rappresenta anche l’altra faccia di New York, quella più problematica, divisiva. Lo fa approfondendo dei codici valoriali categorizzanti che assumono significati diversi a seconda del punto di vista delle comunità che vivono in città.
Un documentario raffinato e fascinoso adatto ai +14 per i temi proposti.