Masterchef Italia

Forse la migliore di sempre la tredicesima edizione del talent. Quali gli “ingredienti” per un risultato così positivo?
Innanzitutto, i giudici – Barbieri, Cannavacciuolo e Locatelli – sono in perfetta sintonia: l’evidente stima reciproca e amicizia li porta a creare un clima esigente e insieme allegro, sapendo sdrammatizzare o spronare quando necessario con toni sempre rispettosi, anche in occasione di rimproveri. L’esperienza li aiuta a comprendere gli aspetti psicologici, emotivi, il vissuto personale e familiare dei concorrenti attraverso il loro modo di cucinare; entrando in sintonia con il singolo “allievo”, riescono a stimolare una reazione positiva che conduce a una maggiore consapevolezza di loro stessi, delle proprie fragilità e punti di forza, e a valorizzare in un piatto radici e affetti.
Una combinazione particolarmente felice di aspiranti chef ha portato, poi, a innescare meccanismi positivi (rafforzati dai giudici) all’interno del gruppo, grazie ai quali nel corso delle puntate sono state pian piano superate rivalità e antipatie personali. Alla fine del percorso anche i più testardi sono crollati, riconoscendo il valore degli avversari. Da menzionare l’apporto costruttivo – non l’unico – di Niccolò, giovane medico che con l’ironia e un senso genuino della competizione ha contribuito a creare un ambiente di amicizia e di rivalità sana. Meritata la vittoria di Eleonora che, superando le sue insicurezze, ha valorizzato la propria creatività. Degno di merito anche Antonio, col sogno da emigrato di tornare nella sua Sicilia con l’amata moglie e la figlia in arrivo.