Leo

Quanto è difficile essere un bambino? Noi adulti ce lo siamo dimenticati, persi nella nostra routine solitaria e isolante, ma il film “Leo” è pronto a ricordarcelo.Leo è una lucertola che vive in un terrario di una scuola elementare. Passa la sua vita a osservare il fluire di generazioni di ragazzini, rinchiuso nella sua gabbia, invisibile al mondo. Solo che, all’alba del suo 74° anno di vita, Leo sente ormai di aver perso tempo. Così, prova a fuggire, mentre finisce vittima dell’esperimento sociale dell’insegnante Malkin che richiede ai suoi studenti di prendersi cura dell’animaletto per il weekend. Eppure, una volta fuori dalle mura di scuola, Leo, fin troppo legato alla sua vita di sempre, si ritrova a parlare con i bambini, a consolarli, a capirli e a dispensare loro consigli. Sono proprio queste tematiche chiave del film a rappresentare, al contempo, dei preoccupanti campanelli d’allarme nella società contemporanea. La comunicazione e l’ascolto sono ormai concetti così alieni nell’interscambio relazionale intergenerazionale che gli stessi sceneggiatori hanno deciso di affidare il ruolo di “alleato” dei ragazzini a un animale e non a una persona.
In effetti Leo, quintessenza di goffaggine, è la chiave di volta per una catarsi morale che incentiva i personaggi, e di pari passo il pubblico, ad affrontare le proprie inettitudini esistenziali con accondiscendenza e perdono. “Leo” è un mix vincente tra umorismo, canzoni, momenti bui uniti a riflessioni capaci di creare epifanie che puntano diritto al cuore di una platea di spettatori eterogenea e trasversale.