Il migliore dei mondi

Al tramonto del primo ventennio del nuovo millennio l’umanità è giunta a un’arbitraria conclusione, ossia che senza alcuna forma di tecnologia il mondo è spacciato. Ogni giorno, infatti, adoperiamo dei mezzi tecnologici anche solo per lavarci i denti o per guidare per le strade. Abbiamo persino mutato il nostro sistema di socializzazione grazie all’avvento dei social e delle app d’incontri.
Il film rispecchia l’emblema di questo periodo storico grazie al suo protagonista, Ennio Storto, un tecnofilo che basa la sua esistenza esclusivamente sugli algoritmi e sugli aggeggi high-tech. Eppure, per un fortuito caso del destino, Ennio si trova catapultato in una realtà parallela alla sua, nella quale il Millennium Bug ha colpito e dove tutte le tecnologie sono state messe al bando. Ennio deve, dunque, gestire la sua sopravvivenza in un mondo che non solo non lo aiuta, ma anzi sembra ostacolarlo. Alla fine dell’avventura tornerà nel suo tempo storico con, però, l’irrimediabile consapevolezza di aver mutato la sua prospettiva verso ciò che credeva indispensabile per il progredire della sua esistenza.
“Il migliore dei mondi” ci insegna a considerare la necessità di adoperare un po’ meno la tecnologia per ricalibrare il nostro modo di vedere il mondo e di pensare a noi stessi. Con ironia e sagacia non condanna, ma denuncia lo stigma sociale di cui l’umanità è ormai preda e cerca di proporre una nuova via, in cui i pregi della realtà tecnologica si possano compenetrare in quelli della realtà analogica. Un film adatto ai +16 per i temi e i linguaggi proposti.