Il giovane Berlusconi

La docu-serie “Il giovane Berlusconi” si apre con la famosa ospitata dell’ex premier a “Telemike”, quando Mike Bongiorno gli chiese se avesse mai pensato di scendere in politica. Nei tre episodi, della durata di 50 minuti, viene ripercorsa la scalata imprenditoriale e non solo, iniziata a metà anni ‘70 con la creazione di Milano 2 e terminata nel 1994 con la vittoria delle elezioni politiche.
Questo viaggio nel tempo viene effettuato senza alcuna voce narrante: a raccontare il Cavaliere sono amici, colleghi o dipendenti. Le loro testimonianze sono poi alternate a preziosi, affascinanti e in alcuni casi inediti, video di repertorio e ad una buona dose di musica.
Il principale merito dell’opera è rappresentato dalla regia: semplice ed essenziale, grazie ad una serie di scelte corrette riesce a conferire il giusto pathos anche all’interno di una narrazione a tratti appesantita dalle testimonianze dei protagonisti. Il fascino del retrò, della tv di una volta, attraverso la riproposizione di alcune trasmissioni del passato serve poi ad evitare l’effetto notte.
Il racconto del giovane Berlusconi punta i fari, correttamente, sull’aspetto imprenditoriale, cercando di lasciare la politica e le polemiche il più possibile lontano dagli schermi. Visti i protagonisti della docu-serie, ne esce una ricostruzione di parte ma che ha il merito di far capire ai più giovani come con una buona dose di follia, forza di volontà e competenze si possa scalare anche la montagna più alta.
Per tutto ciò appare corretta la decisione di Netflix di dedicare il prodotto a un pubblico +13.