I fantastici 5

Riccardo, allenatore di bambini dopo un passato di successi sportivi ed errori personali, viene chiamato dall’amico Freddie ad allenare dei giovani atleti paralimpici. Il tempo è poco e lui deve imparare a conoscerli, farli crescere e portarli alla vittoria: questo si aspetta la dirigente della società Nova Lux, donna esigente e pragmatica. L’impresa non è semplice: i ragazzi, individualisti, pieni di irrisolti e di rabbia, si mostrano da subito prevenuti e ostili. A complicare ulteriormente le cose ci pensano le due figlie, rientrate dalla Germania in seguito alla morte della mamma da cui Riccardo era separato, che attribuiscono a lui la colpa della separazione e di averle abbandonate.
La serie è avvincente, ricca di colpi di scena e di argomenti degni di approfondimento: la disabilità vista come una caratteristica dei protagonisti e non come un problema in sé, che anzi a un certo punto diventa la leva per una personale maturazione; i conflitti familiari e la relazione genitori-figli nel delicato periodo adolescenza/giovinezza; la necessità di superare i propri limiti, quelli più interiori che fisici, i sensi di colpa, i dolori e le ingiustizie subite; la difficoltà di fare la cosa giusta e di affermare la verità quando si rischia di perdere tutto per essa. Riccardo, grazie al supporto dell’amico nel momento di scoraggiamento e all’amore ritrovato, facendo tesoro dei suoi errori passati riesce a conquistare la fiducia delle figlie e dei giovani atleti e a renderli una “squadra”, preoccupandosi non della prestazione e della vittoria ma della loro felicità.