Di bella sul 28

Ogni artista che ha raggiunto la fama si è ritrovato, almeno una volta nella vita, a domandarsi se l’immagine del suo personaggio pubblico non abbia poi schiacciato ciò che è stato della propria vita privata.
In effetti, l’emblema di questa dualità è rispecchiabile nella figura di Raffaella Carrà, o meglio di Raffaella Pelloni. In “Raffa” il pubblico assiste a un racconto in ordine cronologico in cui si esplora proprio quest’indagine: quanto dell’immagine, dei vestiti, del corpo è proprio della donna Raffaella e quanto è invece frutto del lavoro creativo del fenomeno Carrà? Diviso in tre episodi, il viaggio introspettivo parte con l’esplorazione della giovane Raffaella, una ragazza fin troppo normale le cui doti non sembrano essere sufficienti a permetterle di raggiungere i suoi desideri più reconditi: fare balletto e recitare al cinema. Il pubblico scopre così le ombre più oscure dell’esistenza di Raffaella, sempre costretta in una lotta arrancante verso un’ideale apparentemente irraggiungibile. Tuttavia, l’educazione rigorosa impartitale le permette di non demordere e di trovare sempre un’alternativa. Il piccolo schermo è infatti l’oasi felice che trasforma il suo sentirsi una piccola e trascurabile Pelloni in un’eterna quanto divina Carrà.
“Raffa” è un ritratto umano delle migliaia di sfaccettature della donna moderna che è stata Raffaella Carrà. Il suo vero talento è stato il non sfuggire alle situazioni, ma fidarsi e affidarsi agli altri. Ed è per questo che il pubblico non può fare altro che rimane ammaliato da lei. Una docu-serie adatta a tutti.