Ahsoka

L’eterna lotta tra il bene e il male, o per meglio dire tra la luce della speranza repubblicana e l’ombra dell’impero ha colpito ancora, con la nuova miniserie targata Star Wars, “Ahsoka”.
La nuova repubblica viene minacciata dalle ultime forze resilienti dell’impero e la Jedi ribelle Ahsoka è chiamata a difenderla. Il Grand’ammiraglio Thrawn, infatti, sta pianificando il suo ritorno grazie all’ausilio di forze oscure e di altrettanti aiutanti tra cui il Jedi decaduto Baylan Skoll e la magistrata Morgan Elsbeth. Anche Ahsoka, però non è sola. Le sue alleate, l’ex apprendista Sabine Wren e la generale della Repubblica Hera Syndulla, sono spinte ad aiutarla sia per promuovere la causa sociale della lotta al male, sia per motivi più personali: ritrovare il loro amico e compagno Ezra Bridger.
Ed è la ricerca, infatti, a essere il perno di questa serie. Oltre alla caccia al nemico, nel corso delle puntate viene evidenziata anche un’importante analisi esistenziale. Una ricerca introspettiva che si annida in tutti i personaggi, presi dagli errori commessi in passato, dallo sfiduciato desiderio di ricostruire esattamente quello che avevano prima, ma allo stesso tempo, dalla voglia di andare avanti, di progredire finalmente verso l’agognata luce del bene.
E così, in una fiction che catapulta lo spettatore al centro dell’azione, senza “spiegoni” narrativi, “Ahsoka” è il perfetto esempio del “Show don’t tell”, del “mostra senza dire”. Unica critica è il finale fin troppo aperto che non aiuta a comprendere lo sviluppo dell’arco dei personaggi. Una serie adatta ai +12 per i contenuti.