Misteri della fede

Nella vita bisogna avere fede. E in effetti il cinema si è dibattuto a lungo su questo tema, presentando un filone tematico – anche di discreto successo – con svariate pellicole, tra cui quelle firmate Dan Brown fino ai sorrentiniani “The Young Pope” e “The New Pope”.
Perciò, è facile ricadere nel “vizio”. Stavolta, però, con il documentario “I misteri della fede” si è tentato di penetrare maggiormente nella questione, trattando la materia prima in essere: le reliquie religiose.
Dalla Corona di spine al Santo Graal, fino al Santo Volto o ai chiodi di Gesù, la docu-serie tiene alta l’attenzione del pubblico, ammiccando all’evoluzionismo pop della religione. Con uno sguardo alla Indiana Jones, tra un racconto storico e l’altro, il pubblico s’addentra nell’elemento più spirituale che questi oggetti possono invocare, inserendosi in una vera e propria spirale mistica dove anche i più scettici, o persino i più atei, cominciano a tentennare.
Questo perché, a prescindere dalla posizione prettamente religiosa che ognuno può detenere, il pubblico finisce con il riconoscere e l’attribuire, ad ogni buon conto, un’importanza, perlomeno sociologica e culturale, a queste reliquie.
Una nota di merito va all’esposizione argomentativa della serie. Con una commistione tra testimonianze di studiosi e miracolati, si espone un contraddittorio giusto quanto necessario. Infatti, si propone anche il dubbio sulla veridicità delle reliquie e sulla volontà della Chiesa di rendere il tutto un grande progetto di marketing. Un prodotto adatto ai + 10 per i temi trattati.