La meravigliosa storia di henry sugar

Il mediometraggio “La meravigliosa storia di Henry Sugar” è una pellicola che ammicca maggiormente alla forma che al contenuto. Congegnato dall’eccentrica mente di Wes Anderson, il film ruota attorno a quattro personalità che si muovono in quattro scenari diversi, concatenati uno dentro l’altro come delle matrioske.
La trama è semplice quanto immediata: un uomo ricco e annoiato dal nome di Henry Sugar s’imbatte in un libricino malconcio, ma pieno di fascino, la cui storia tratta di un uomo di origini indiane che, dopo anni di meditazione, è riuscito a vedere senza adoperare l’uso degli occhi. Incuriosito, Henry decide di perseguire le medesime tecniche del santone e, riuscito anche lui nell’intento, sceglie di diventare un moderno Robin Hood, vincendo soldi nei casinò per poi adoperarli per costruire ospedali o altre opere di bene per i più bisognosi.
Il film è un’immersione profonda nello stile barocco e divertito del regista statunitense, dove lo spettatore è obbligato a concentrarsi sulla performance magistrale delle stelle del cinema Cumberbatch, Kinglsey, Fiennes e Patel.
La sfarzosità del gioco recitativo, in concerto con l’ambientazione e i costumi ricercati quanto sofisticati inducono verso una prospettiva meta filmica dall’umore divertito. La fantasia iperbolica di questa pellicola comporta tuttavia uno straniamento che, però, grazie alla sua breve durata evita una prolissità ridondante.
“La meravigliosa storia di Henry Sugar” è un vero e proprio esercizio di stile, privo di sottotemi che ammiccano a un qualsiasi costrutto morale. Adatto a tutta la famiglia.