Encounters: l’industria degli UFO

Siamo soli nell’intero universo? Il quesito dei quesiti si riaccende con l’ultima docu-serie Netflix “Encounters”, in cui si rivelano plurime esperienze di persone che credono di aver avuto incontri ravvicinati del terzo tipo con gli alieni.
Dallo Zimbabwe al Giappone, passando per il Galles e gli Usa, lo spettatore assiste a una carrellata di testimonianze di persone che credono fermamente che ci sia vita su altri pianeti, ma che soprattutto gli UFO siano fra noi.
Ascoltando questi racconti, tra l’altro tutti uguali tra loro, si può constatare come alcune tematiche esistenziali emergano nel costrutto sociale odierno. L’idea di essere entrati a contatto con gli extraterrestri mette in luce il difficile rapporto tra fede e scienza, o meglio, tra la fiducia nell’affidarsi alla possibilità dello straordinario e la necessità di semplificare il tutto basandosi su evidenze empiriche.
Eppure, cosa ancor più allucinante, gli uomini e le donne del documentario, persi nell’impoverimento morale sociale contemporaneo, dichiarano che dopo l’incontro con gli alieni sono riusciti a trovare il loro perché nel mondo, quasi fossero neo-adepti di una nuova religione. Da sottolineare alcune note di demerito: la serie non offre prove convincenti circa l’esistenza degli UFO e nemmeno considera teorie alternative circa i possibili avvistamenti extraterrestri.
Inoltre, l’esplorazione delle testimonianze senza un contraddittorio convincente comporta un certo straniamento da parte dello spettatore verso la storia stessa. Una serie criptica e sinistra, adatta ai +14 per i temi proposti.