Ehrengard – l’arte della seduzione

Per tutti gli amanti dei capolavori novellistici inglesi delle sorelle Bronte o di Jane Austin, “Ehrengard” è un insulto all’accezione aulica quanto estetizzante dell’amore tout court. In una storia di costume che ammicca all’opulenta raffinatezza della Marie Antoinette di Sofia Coppola, sono per l’appunto il costume designing e la fotografia a mantenere intatta la premessa tematica romantica.
Perché, in questo film, l’abito ha fatto davvero il monaco, offuscando la trama decisamente annacquata, debole. Cazotte, pittore di corte che non si fa scrupolo di usare il suo fascino per aprirsi le porte nel mondo regale di una Danimarca immaginaria, s’imbatte nello sguardo angelico di Ehrengard, una “madonna” aristocratica, del tutto irraggiungibile.
Rapito dalla sua bellezza eterea, decide di conquistare la fanciulla sfruttando il suo fascino e le sue tecniche di seduzione. Tuttavia, questo peccato di superbia gli si rivelerà controproducente. Pur affrontando un avvincente punto di riflessione circa il rapporto seduttivo che intercorre tra i sessi, “Ehrengard” finisce con il mostrarsi come un’occasione mancata.
Le proposizioni concettuali del tema sono rappresentate marginalmente. Il gioco dell’amore viene svuotato di qualsivoglia sentimento, divenendo così un mero “giogo” che il protagonista vuole affibbiare all’innocente preda, Ehrengard.
Purtroppo tale concezione vacua è rivivibile nei rapporti odierni. Nessuno pensa ai possibili risvolti sentimentali quanto esistenziali di ciò che è rimasto dell’amore: un frivolo passatempo. Un film adatto ai +14 per gli argomenti proposti