Dobbiamo stare vicini

L’uomo è un animale sociale, portato per natura a relazionarsi con gli altri. Tuttavia, esistono dei confini a tale necessità, poiché non sempre si ha il piacere di condividere dei propri spazi.
Ne sanno qualcosa i condomini di uno sgangherato condominio di Napoli, capitanati da due personalità antipode, rappresentate dal tradizionalista Francesco e dal moderno Biagio. Il primo, vedovo, passa le sue giornate sdraiato sulla poltrona. Il secondo è un imprenditore dongiovanni, sempre pronto a far festa. Le propensioni caratteriali dei due cozzano drammaticamente a ogni riunione condominiale, dove il più mansueto amministratore Paolo tenta sempre di fare da paciere. Queste beghe acquisiscono un sapore diverso quando viene scoperto in un vano segreto, adiacente agli appartamenti di Francesco e Biagio, un dipinto antico, dietro cui si nasconde una cassaforte. Tale scoperta convoglia a un’indagine di Francesco, Biagio e Paolo che, seppur infruttuosa, li porterà ad annullare le loro antipatie.
“Dobbiamo stare vicini” ricalca lo stile del “realismo rosa” e della commedia all’italiana del cinema di ieri. Lo spettatore assiste a un accumulo di situazioni, costituite attorno al perno della triade dei protagonisti, circondati da un corollario di secondari che, troppo poco tratteggiati nella loro psicologia, finiscono con l’essere ininfluenti rispetto al prosieguo della storia. I temi trattati sarebbero anche interessanti: relazioni sociali, disparità di classe, ma risultano annacquati a causa della continua “ricerca della battuta”. Un film adatto a tutti.