Crypto boy

“Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane”: i detti popolari sono davvero fonte di verità se si pensa che solo 26 persone al mondo posseggono la ricchezza di 3,8 miliardi di persone. E “Crypto Boy” è l’emblema di questo triste tema. Amir, giovane di origini egiziane che vive ad Amsterdam, fa il fattorino in un ristorante condotto da suo padre Omar. In sella alla sua bici, si aggira tra le vie della città, pensando a come poter svoltare la sua vita.
Da tempo, infatti, le cose non girano: gli introiti del locale sono esigui e il quartiere si sta spersonalizzando con l’avvento di nuove catene e centri commerciali. L’occasione propizia gli capita quando s’imbatte in un giovane uomo d’affari che millanta di aver creato il suo impero economico sulle criptovalute. Amir, accecato dalla sete di rivalsa, tipica del povero che brama di diventare ricco, si conquista la fiducia del manager.
Assunto, inizia a guadagnare ingenti somme di denaro che lo portano a distaccarsi dalla sua realtà e dai suoi affetti, sicuro, anzi spavaldo del suo successo. Ma non sa che dietro questo mondo dorato si celano lati oscuri pronti a farlo cadere. “Crypto Boy” è un film generazionale che utilizza come pretesto conflittuale il mondo del vile denaro.
Infatti, la tecnologia, fredda e ineffabile, si scontra con la tradizione, familiare, tangibile, ma purtroppo più faticosa. Amir, come un giovane del nuovo millennio, è già stanco del suo presente e non riesce a vedere un futuro migliore. Ciò nonostante lotta per ottenere qualcosa di proprio. Un film adatto ai +14 per i temi proposti.