Choir

Speranza, sogno, paura, disperazione. Questi sostantivi, seppur letti nero su bianco, acquisiscono un valore incalcolabile nel nostro subconscio emotivo. Tale sensazione vale sicuramente il doppio per i ragazzi del Detroit Youth Choir, protagonisti della docuserie di Disney+.
Questi giovani sanno di partire dal basso e di essere considerati gli eterni sfavoriti, eppure hanno imparato ad abbracciare tali sentimenti, personificandoli come nemici amatissimi. Questo perché sono riusciti a vedere la luce oltre il buio morale della società che li circonda, grazie alla passione del canto.
Il coro di Detroit offre loro un’esperienza artistica di livello mondiale, che li trasforma da brutti anatroccoli a meravigliosi performers, pronti a realizzare la propria vita. La loro guida, il direttore Anthony White, è un perfetto Yoda, che incalza i suoi allievi a guardarsi dentro per trovare la propria voce. È un maestro pretenzioso, perché si propone come riflesso esistenziale verso i giovani. White rappresenta la loro immagine in potenza, ed è l’esempio di chi è riuscito a non cadere nelle tenebre del contesto sociale a cui era stato destinato. E perciò, se Mr. White pretende la perfezione, i ragazzi devono lottare per raggiungerla.
“Choir” illumina lo spettatore mettendo in gioco elementi così essenzialmente collettivi, invogliandolo a risvegliare la sua umanità. Nella docu-serie si capisce come solo attraverso l’istruzione, l’assistenza e l’esempio si può educare una giovane mente all’ambizione e all’arricchimento. Uno show commovente adatto a tutti.