Caleidoscopio

Ispirata a un furto realmente accaduto a New York nel 2012 dopo l’uragano Sandy, “Caleidoscopio” racconta di una banda di rapinatori che tenta di derubare il più grande caveau della “Grande mela”. Nel corso delle puntate man mano vengono a galla vecchi amori e rancori passati, poiché come dice Leo Pap, interpretato da Giancarlo Esposito, “le rapine non sono mai realmente per soldi”. Il prodotto Netflix si presenta quindi come un thriller con un tocco di drammaticità.
Ciò che differenzia questa serie dalle classiche storie di rapina è la sua innovativa modalità di visione: è lo spettatore a decidere in che ordine guardare le puntate. Queste, infatti, nominate sulla base dei sette colori primari, non avrebbero apparentemente un ordine cronologico prestabilito, eccetto per l’episodio “Nero” che introduce la storia spiegando le modalità di visione, e la puntata “Bianco” che racconta della rapina e va esplicitamente guardata per ultima.
Sicuramente la proposta di fruizione è accattivante e ha generato non poca curiosità negli appassionati, curiosità che però la storia non riesce a soddisfare. Inoltre, i personaggi si presentano come dei fantocci eccessivamente stereotipati sullo schermo: non hanno alcun tipo di evoluzione in positivo, ma sono bloccati nelle loro imperfezioni.
Viste le numerose scene di violenza fisica e verbale e la presenza di relazione morbose e sessualmente violente, la serie è consigliata a un pubblico adulto, superiore ai 18 anni.