Amica Chips – Il divino quotidiano

In un candido convento dove i portici sono attraversati da candide suore, con in sottofondo l’“Ave Maria” di Schubert, una suora “trasgressiva” – guarda caso lei sola vestita di nero -, pensa bene di mettere nel vaso sacro per la Messa le patatine invece delle ostie: il sacerdote e le bianche-suorine se ne accorgono solo quando alla comunione si sente uno scrocchio provocato dalla patatina e, senza parole, si girano verso la suora “pecora nera”, che in sagrestia sta mangiando voracemente le patatine e mostra un’espressione sorniona.
Tutti d’accordo nell’indignarsi di fronte a una pubblicità evidentemente e inequivocabilmente blasfema.
Nel dettaglio, rifacendosi alle norme di tutela del consumatore essa viola il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale in riferimento all’art.10, “Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona”, il quale sostiene che “la comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose”.
In effetti, la réclame non solo offende le convinzioni religiose, ma le offende in ciò che la religione cattolica ha di più sacro, l’ostia, che per un cattolico è il corpo di Cristo. Mai si era arrivato a tanto, in un processo costante verso il basso di banalizzazione dell’irriverenza nei confronti della religione cattolica!
Se ciò non bastasse, lo spot viola anche il rispetto della figura religiosa e della donna in generale, presentando come divertente e attraente la suora “trasgressiva” portatrice di un modello alimentare errato (è evidentemente sovrappeso e si ingozza felicemente di patatine).