You people

Ogni genitore desidera che al fianco del proprio figlio vi sia un partner che confaccia ogni requisito possibile, finendo con il prefigurarsi un ideal-tipo, privo d’identità.
In effetti, le convinzioni di Akbar, un uomo nero e fervente musulmano, vacillano quando incontra il pretendente di sua figlia Amira, Ezra: un bianco, ebreo. Lui e Amira si conoscono da soli sei mesi, ma il loro amore è così forte da averli convinti a sposarsi.
Ad Akbar non resta che somatizzare la sorpresa e tentare un approccio differente con il futuro genero. Le vecchie abitudini genitoriali, però, riemergono: Ezra non è l’uomo giusto, troppo diverso da tutto ciò che Akbar stesso incarna. Così, inscena un doppio gioco atto a smascherare la personalità del genero, mandando all’aria ogni piano organizzato. Un esempio è l’incontro con i genitori di Ezra, in cui apre una vera e propria diatriba culturale tra potere nero contro quello bianco. Questi screzi indispettiscono persino i due promessi sposi che, una volta soli, difendono i propri genitori e le proprie cause.
Anche sul versante genitoriale di Ezra, però, non mancano le medesime manovre d’iper-controllo: Shelley, la matriarca, finisce sempre con mettere in imbarazzo i due piccioncini a causa dei suoi tentativi maldestri di omologarsi alla cultura di Amira, quasi fosse un vanto o un riconoscimento da appuntare al petto, in un periodo storico-sociale complicato.
Tra alti e bassi Ezra e Amira si sposano, dimostrando di non essere i partner ideali, ma di esserci l’uno per l’altra. Un film romantico, ma riflessivo e adatto ai +16 per scene spinte.