Viola come il mare

 Viola, bellissima trentenne, è affetta da sinestesia, malattia neurologica degenerativa che le dona la capacità di vedere i colori delle persone, percependone gli stati d’animo. Senza una cura, l’unica sua speranza è ritrovare il padre che non ha mai conosciuto e per questo si trasferisce a Palermo.

Assunta nella redazione di un giornale locale, si occupa di cronaca nera e conosce così Francesco, poliziotto bravo e determinato, che cerca di tenere sempre sotto controllo i suoi sentimenti. Dopo le diffidenze iniziali i due diventeranno molto più che semplici amici.

La serie è piacevole e coinvolgente, seppur con il classico copione dei polizieschi con l’attrazione sentimentale che scatta tra i due protagonisti. 

Come già incontrato in Blanca, è invece particolarmente apprezzabile e condivisibile il messaggio che la malattia non è un limite, ma una dote da sfruttare, offrendo una visione diversa della vita e delle persone, qualcosa in questo caso che rende capaci di rara empatia. 

La fiction, adatta a tutta la famiglia, sottolinea anche il valore dell’amicizia: i personaggi mostrano l’importanza degli amici, persone fidate in grado di consigliarci e non lasciarci mai soli.

Grazie a Viola, molti cliché legati alle donne vengono superati: lei è moderna, determinata e in carriera, ma questo non intacca minimamente il lato umano, per lei i sentimenti sono sempre al primo posto. Infine, va sottolineato come finalmente in una fiction sia superato il tradizionale legame tra Sicilia, violenza e mafia: grazie allo splendido set di Palermo vengono esaltati molti luoghi di arte e natura di rara bellezza.