Tutto per mio figlio

Ispirato ad una storia vera e ambientato nel casertano, il film tv tocca il delicato tema del pizzo e, quindi, della mentalità camorristica. Raffaele, il protagonista, prova a ribellarsi ai soprusi, dapprima fondando un sindacato dei venditori ambulanti e poi collaborando con le forze dell’ordine per l’arresto degli esponenti della malavita.
In seguito alle minacce ricevute, però, Raffaele si ritrova in una situazione complicata che causa l’opposizione anche della sua famiglia, preoccupata per lui. Sebbene Raffaele, alla fine, venga ucciso, il suo impegno e la sua ribellione non sono stati vani, perché il suo atto di coraggio ha rappresentato un passo fondamentale in favore della legalità e contro l’omertà.
La scena finale vede il figlio, ormai cresciuto e prima affascinato dalla vita sregolata, raccontare la storia del padre e portare avanti la sua battaglia.
Il film tocca un tema fondamentale di cui è necessario sempre parlare e questo è il punto di forza del progetto. Tuttavia, in diversi punti la sceneggiatura non risulta convincente né originale, cadendo in luoghi comuni e superficiali. Anche la narrazione, spesso, appare poco coinvolgente.
L’argomento del pizzo, il rapporto familiare che è alla base della storia e la capacità di trovare il coraggio rendono questo progetto chiaramente apprezzabile. L’aspetto più toccante è il rapporto che Raffaele ha, rispettivamente, con il padre e il figlio: una protezione che, da familiare, diventa protezione della categoria lavorativa e, infine, della società tutta.