Grande Fratello VIP

Ogni volta che si conduce un esperimento occorre considerare le infinite variabili del caso. Queste incognite, infatti, possono convalidarne o inficiarne la fortunata riuscita. E, in effetti, quando nel lontano 2000 si è deciso di puntare su una sperimentazione di carattere sociale quale la creazione del programma televisivo Grande Fratello, tali fattori erano altresì la chiave fondante del successo. Perché: “parlar bene o parlar male, l’importante è che se ne parli”!
Tuttavia, camminare in equilibrio precario sopra la follia “patetica” del genere umano può portare a rovinose cadute. Nell’annus horribilis dell’edizione sette del Grande Fratello VIP si è assistito a un profondo scollamento dalla realtà da parte del cast prescelto. Troppe sono state le individualità che, esasperate dalla ricerca di fama, hanno preferito vivere una società decisamente poco sociale, quanto poco umana, all’interno delle mura mediatiche della “Casa”. Qui, infatti, lo scontro è diventato il nuovo confronto e l’opinione si è trasformata in derisione. Casi di bullismo, di oggettivazione della donna e di disfunzionalità amorosa tra i concorrenti sono stati la prassi quotidiana.
Dispiace per il lavoro della squadra di autori che in molteplici occasioni ha richiamato l’attenzione emotiva dei partecipanti, invitandoli a divenire un esemplificativo specchio della società altra, ossia della gente comune e per bene. Un plauso all’editore che ha deciso di mettere un punto alla china morale dello show, imponendo una chiave di volta propositiva. Uno show adatto ai +18 per i contenuti spinti.