Fernanda

Poco dopo il Giorno della Memoria, la Rai decide di continuare a tenere alta l’attenzione sul bisogno di non dimenticare le brutalità della Shoah attraverso la figura di Fernanda Wittgens, la prima direttrice della Pinacoteca di Brera, chiamata a ricoprire questo ruolo quando Ettore Modigliani, il suo mentore, viene allontanato in quanto antifascista.
Durante la seconda guerra mondiale, la donna sfrutta i vantaggi derivanti dalla posizione ricoperta sia per salvare i tanti capolavori artistici del museo e di tutta Milano, che per far espatriare in Svizzera centinaia di ebrei destinati ai campi di concentramento, fino a quando non viene arrestata e incarcerata a causa di un collaborazionista che la tradisce.
I tempi serrati tipici di un film tv finiscono per danneggiare la rappresentazione di una figura chiave per il mondo culturale italiano: le tappe più importanti della sua vita sono solo accennate e si assiste ad una veloce messa in scena del suo impegno, intervallato con una trama sentimentale debole e conclusa con un finale lampo.
Nonostante questi limiti tecnici, però, emergono almeno tre messaggi positivi. In primis Fernanda Wittgens dimostra come una donna, se preparata e determinata, può ricoprire ruoli di comando anche in ambienti prevalentemente maschili. In secondo luogo, il film tv mette in evidenza valori troppo spesso dimenticati come l’altruismo e il coraggio, facendo comprendere l’importanza di rimanere sempre sé stessi. Infine, gli obiettivi raggiunti dalla protagonista derivano anche dalla preziosa presenza dei familiari e dall’amore che lei prova per loro.