Buondì Motta

Un papà, una mamma e una bambina – tre versioni della nuova campagna pubblicitaria – schiacciano senza pietà, con la mano o addirittura con uno schiacciamosche, la povera fastidiosa fatina che ha la colpa di voler rendere il noto Buondì (classico, al cioccolato e all’albicocca) goloso e leggero con una magia inutile, perché “è già così”, come affermano i protagonisti. Il tentativo costa caro alla malcapitata. E neanche l’appello al pubblico per la realizzazione del finale la salva: la ritroviamo sul lettino d’ospedale che sibila come l’apparecchio che indica assenza di battito, un suono fastidioso interrotto dalla mano della dottoressa che la schiaccia definitivamente, “tanto…era già così!” dice il dottore.
Motta ci aveva già abituato ai toni del “politicamente scorretto”: ricordate il meteorite che crolla improvvisamente dall’alto investendo a catena i componenti di un’intera famiglia? L’impostazione non cambia rispetto al passato: è quanto di più scorretto che a far fuori senza pietà una dolce fatina siano una mamma e un papà, che dovrebbero educare alla gentilezza, una bambina, che dovrebbe avere un’attenzione riverente al mondo delle fate, due dottori, che dovrebbero far di tutto per salvare una vita.
Vista la sovrabbondanza di messaggi vincolati dal politically correct, forzare la mano in senso opposto da un punto di vista comunicativo funziona, il successo è garantito. Ma qual è l’effetto a livello educativo? Cosa potranno recepire i bambini dallo spot senza il filtro di un adulto? Da un lato sorridiamo, ma dall’altro rimaniamo molto perplessi.