Sul tetto del mondo

Stefano Vicario, figlio di Rossana Podestà, racconta l’amore trentennale di sua mamma, attrice di fama mondiale, e Walter Bonatti, indomito scalatore, fonte di ispirazione e maestro per ogni alpinista e affascinante domatore delle cime più impervie.
Alessio Boni riesce bene a interpretare il carattere spigoloso dell’alpinista, ruvido e tignoso, ma allo stesso tempo sincero, un esempio di forza di volontà e capacità di non arrendersi di fronte alle difficoltà: qualità che gli hanno reso possibile grandi imprese di scalata e la sopravvivenza nella missione sul K2 con una notte trascorsa all’addiaccio a 8100 m e 50° sotto zero, nonché la resistenza nell’affermare i fatti su quella missione, sopportando feroci critiche e accuse per tanti anni fino al riconoscimento pubblico della verità.
Rossana, una buona Nicole Grimaudo, è l’opposto di Bonatti, solare e socievole, capace di mediare e di placare il suo animo burrascoso: segreto di un amore durato tanto a lungo? Solo in parte: dal racconto e dalla ricostruzione della loro vita insieme si comprende come lei abbia portato a Walter quella serenità e quella dimensione familiare che gli mancavano e lui l’abbia fatta innamorare della montagna e della natura incontaminata, luoghi in cui esprimeva il suo mondo interiore, il senso di libertà, la ricerca di bellezza e di infinito.
Inframezzare parti recitate con parti documentaristiche e ricostruzioni storiche toglie forse qualcosa al lato emozionale di una bella storia d’amore, ma consente al grande pubblico di conoscere un uomo che ha fatto la storia dell’alpinismo italiano.