Morgane

Morgane, donna senza filtri, quasi sfrontata, fa le pulizie in una centrale di polizia per mantenere tre figli, la prima avuta dal marito scomparso misteriosamente, il secondo e il terzo da un uomo che non si decide a sposare in attesa di un improbabile ritorno del marito. Lei ha una dote, un QI di 160 che le permette di compiere ragionamenti rapidi e inusuali facendole vedere ciò che gli altri non vedono: la polizia scopre casualmente le sue capacità e la ingaggia in aiuto dei detective nella soluzione di casi complicati, opportunità che le dà un respiro dal punto di vista economico ma le complica non poco la gestione familiare.
Al di là degli avvincenti casi presentati in ogni puntata e del coinvolgimento suscitato dai ragionamenti fuori dagli schemi ma ogni volta calzanti e logici della protagonista, emerge una figura interessante, capace di mostrare tante sfaccettature della complessità femminile: le mille risorse che una donna-mamma riesce a tirar fuori per trovare un equilibrio tra necessità economiche, sforzo quotidiano per dedicare a ciascuno il tempo e l’ascolto di cui ha bisogno – con il suo carattere, le sue qualità e fragilità -, ricerca costante di un aiuto, anche maschile (per i suoi figli ma pure per sé stessa), creatività e limiti. Morgane non nasconde la stanchezza dell’accudimento familiare, questo lavoro inaspettato è – in fondo – un’occasione per uscire dalla routine e mettere a frutto le proprie doti, ma allo stesso tempo ama i suoi figli e mantiene in questa scombinata famiglia sempre un clima di allegria e gioco che la rendono attraente.