Mare fuori – Seconda stagione

Se la prima è stata una stagione di speranza nelle vite dei ragazzi protagonisti, il secondo capitolo di Mare fuori ci mostra la fragilità irreversibile con cui questi ragazzi devono fare i conti.
Essi si sentono irrimediabilmente segnati, scartati dal sistema a cui appartengono, lo si evince anche da alcune risposte che danno, durante le puntate, sul futuro e quando viene data loro un’idea ridono per poi dire che non sanno se sono all’altezza.
Domare queste insicurezze e confrontarsi con il contesto familiare e sociale da cui ciascuno di loro proviene è una delle cose più difficili che gli può essere chiesto e che li pone inevitabilmente davanti a un bivio: proseguire nella strada imboccata o voltare pagina e intraprendere un nuovo percorso di vita.
Le scelte narrative coinvolgono anche i personaggi adulti, non esenti anch’essi da peccati ed errori nel proprio passato.
Partendo dall’errore e dalla pena da scontare, la crescita resta centrale nel racconto, analizzando gli anni più complicati dell’essere umano: quelli dell’adolescenza.
In questa stagione è centrale il ruolo degli educatori nelle carceri, la cui esperienza e la cui missione possono fare più di quanto ci si aspetti e di cui si racconta ancora troppo poco.
La forza della serie sta nel riuscire a far esprimere di pari passo rabbia e speranza, grazie a dei personaggi che ben incarnano un malessere generazionale che esprime l’incertezza verso il proprio futuro da una parte, e dall’altra la voglia di pensare a un domani migliore.