L’amica geniale

La terza stagione narra le vicende di Elena, la sua emancipazione dalla famiglia e dall’ambiente di povertà e ignoranza dove è cresciuta; il successo con il primo romanzo, le nozze con Pietro, docente universitario di stimata famiglia, la nascita di due figlie; il desiderio di non chiudersi nel ruolo di moglie e mamma ma di riuscire a pubblicare un nuovo romanzo; la fuga gettandosi nelle braccia di Nino, di cui era infatuata fin da quando lui aveva scelto Lila, fuga contrapposta al ritorno di Lila al ghetto, dal quale non voleva separarsi nonostante i dolori che le aveva causato.
Un prodotto di alta qualità nella scrittura, nella ricostruzione storica – gli anni ’60 -’70, con le contestazioni studentesche, il femminismo, le rivendicazioni dei lavoratori, la lotta armata -, un’ottima interpretazione della protagonista e del cast.
Ancora una volta, però, la visione della famiglia è cupa e pessimista. La maternità è vista socialmente come un male da evitare, per Lila è una sciagura, ma anche per Elena sembra un peso: felice all’inizio di diventare mamma, non esita poi a lasciare figlie e marito per fuggire con Nino. Il matrimonio è una prigione (come si evince dai pensieri di Elena prima di sposarsi) e l’adulterio si compie banalmente, Elena addirittura in casa sua col marito che dorme nella stanza a fianco. Nessun pentimento o remora morale per il dolore provocato a marito e figli. L’amicizia poi tra le due protagoniste è anch’essa farcita di invidia e rivalsa. Sconsigliabile per un pubblico familiare, anche per alcune scene forti come un pestaggio e uno stupro di gruppo.