Carla   

“Coniugare carriera e maternità non è una sfida ma un diritto, un diritto di ogni donna!” esclama Carla Fracci, criticata per la scelta di affrontare una gravidanza. Frase significativa perché esprime sia il suo carattere forte e deciso sia il doppio binario, o meglio doppio volo, vista la libellula che fa da fil rouge su cui viaggia la storia, artistica e umana.
Dalle difficoltà per la figlia di un tranviere ad inserirsi in un contesto diverso dal suo (Carla Stracci, era soprannominata), all’amore con Menegatti, dai sacrifici e le cadute agli applausi dei grandi teatri, il film è una biografia “fiabesca”, scelta che potrebbe risultare un po’ semplicistica ma non lo è, se si considera che la Fracci ha davvero vissuto un sogno ad occhi aperti.
I temi toccati, talvolta troppo “espressi”, risultano comunque convincenti, anche considerando il pubblico che avrebbe visto il film, platea che comprende ragazze amanti della danza: l’inclusione, l’accettare le proprie fragilità, le imperfezioni e, soprattutto, la fermezza con cui Carla non soffre le ingiustizie, ma le vive con maturità per trasformarle in punti di forza.
Sarebbe stato impossibile racchiudere tutta la vita della étoile in un film e l’opera vuole chiaramente evidenziare alcuni aspetti scelti, diventando un omaggio a un “orgoglio” italiano. La danza è indiscussa co-protagonista, anche se, a volte, le scene coreografiche sono penalizzate da riprese frammentarie dovute a evidenti motivi (attori non danzatori).
Carla ha vissuto una fiaba e questo film tv va visto come tale.