Canonico

Don Michele, rientrato da una missione, riceve l’incarico di parroco in un piccolo paese. La parrocchia è una bella chiesetta circondata dal verde con ampi spazi per accogliere i fedeli, con l’oratorio e un campetto da calcio, ma è in stato di abbandono e ha bisogno di ristrutturazione. Lui si mette all’opera con l’aiuto del viceparroco, don Manolo, di origine africana e appassionato di canzoni, del bizzarro e geniale sagrestano con sindrome di Asperger Gianluca, del factotum Bruno, uomo di gran cuore, e della nuova perpetua, Angela, ex carcerata.
Ma la parrocchia ha bisogno più che altro di una ristrutturazione umana e spirituale e di una guida. Le persone cominciano pian piano a prendere fiducia nel “canonico”, a confidarsi, a lasciarsi aiutare. Lui ha un’arma infallibile, sa ascoltare: non fa prediche, non offre soluzioni, ma con pazienza innanzitutto accoglie, cerca di capire chi ha di fronte al di là dell’apparenza o della prima impressione, finché non riesce a entrare in sintonia e a dire infine la parola giusta, senza giudicare mai. La canonica si rianima di giovani, anziani, gente comune, ognuno coi suoi problemi, piccoli o grandi. La confidenza con Irene, medico e psicologo del paese che ha una profonda conoscenza dei suoi abitanti, è preziosa ed è l’occasione per interessanti riflessioni su scienza e fede, psiche e anima, razionalità e spiritualità.
La serie ha la forza della semplicità, nei messaggi e nel linguaggio, e i tempi lenti della riflessione. Un esperimento ben riuscito per una fiction che speriamo sia solo alla sua prima stagione.