A casa tutti bene – La serie

Pietro Ristuccia è riuscito, grazie a una vita di sacrifici, richiesti anche alla propria famiglia, a realizzare una prestigiosa attività: il ristorante San Pietro. Ma alla sua improvvisa morte si rompe quell’equilibrio familiare costruito sulla sua gestione autoritaria e sulla custodia di un losco segreto, che viene a galla con una serie di flashback durante le puntate.
Si delinea l’immagine di una famiglia disfunzionale che basa le relazioni su bugie, tradimenti, conflitti nella coppia e tra genitori e figli, con figure di genitori assenti e anaffettivi.
Problemi che sembrano scaturire dal castello costruito intorno al “segreto” svelato sul finale, ma in realtà l’origine è ancor più a monte: un uomo che ha sacrificato la sua famiglia sull’altare della realizzazione del proprio sogno, il ristorante. Pietro non si prende cura della moglie, anzi la tradisce senza scrupoli mentre è incinta (ma lei non fa miglior figura del marito, perdendo la propria dignità nell’occultamento della verità) e ai figli chiede totale dedizione all’attività di famiglia negando la spensieratezza della giovinezza e i gesti d’affetto che dovrebbe avere un padre.
La serie, grazie all’ottima regia e ad una trama ben costruita, offre splendidi scorci romani e dell’Argentario e tiene accesa la curiosità dello spettatore fino alla fine, ma lascia un senso di tristezza riguardo all’immagine di famiglia che ne esce. Unica nota positiva è la coppia formata dal cugino, Sandro Mariani, affetto da Alzheimer, e la sua compagna: la donna lo accudisce con una dolcezza e un amore in contrasto con tutto il contorno.