L’allarme del Moige su web, giovani e cyberbullismo: «Poca consapevolezza dei rischi online»

Il direttore del Moige, Antonio Affinita, ha rilasciato una dichiarazione alla testata Carefin24 circa il delicato tema del cyberbullismo. Un’occasione preziosa per sensibilizzare i lettori su una questione ancora troppo marginale e che, anche grazie all’aiuto dei media, abbiamo il dovere di diffondere.

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La rilevazione dei dati, condotta nel 2023, ha coinvolto 1.788 studenti delle scuole medie (40%) e superiori (60%), sia maschi (49%) sia femmine (51%). L’evento, che si è tenuto a Roma presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica alla vigilia del Safer Internet Day 2024, è stato anche l’occasione per lanciare l’edizione 2024 della campagna “Educyber Generations”, che coinvolge ogni anno migliaia di studenti, docenti e genitori. È stata, inoltre, premiata una delegazione di 26 giovani ambasciatori che si sono distinti per il loro impegno nello scorso anno scolastico, provenienti dai seguenti istituti di istruzione: IC Plinio il vecchio di Cisterna di Latina (LT), IC Anzio I di Roma (RM) e dell’Istituto Comprensivo Via N. M. Nicolai di Roma (RM).

minori sono sempre più presenti in rete, spesso con un proprio canale, intrecciando relazioni anche con utenti sconosciuti. E’ quanto emerge dai dati della rilevazione sulla cittadinanza digitale dei nostri figli, sull’intelligenza artificiale e cyber risk condotta dal MOIGE – Movimento Italiano Genitori in collaborazione con l’Istituto Piepoli con l’obiettivo di indagare il rapporto dei minori con la tecnologia ed i social network, ed il grado di consapevolezza che hanno nell’utilizzare questi strumenti.

«I minori stanno diventando un popolo di (aspiranti) influencer, dove la visibilità online, il numero di follower e le interazioni con gli utenti sono la cosa più importante – ha rivelato Antonio Affinita, Direttore Generale del MOIGE – In nome di questa popolarità si è disposti a tutto, e si finisce per abbassare la guardia. I dati parlano di una presenza online sempre più massiccia, con minori che aprono un proprio canale dove condividono dettagli della vita privata, foto, video e accettano richieste di amicizia da sconosciuti. È necessario un maggior coinvolgimento dei genitori, delle istituzioni e degli operatori tecnologici, unitamente a chi crea i contenuti, non solo per limitare l’utilizzo che viene fatto della rete, evitando che abbiano accesso a contenuti non idonei e illegali per la loro età, ma proprio come guida, affinché i nostri ragazzi sviluppino una maggiore e migliore consapevolezza dei rischi della rete, indicando loro quali siano i comportamenti da adottare».

USO DELLA RETE E RELAZIONI PERSONALI

Anche se l’88% dei minori intervistati afferma di avere più amici nel mondo reale, più di 1 su 3 (35%) accetta le richieste di amicizia o contatto da parte di utenti sconosciuti (nel 2022 era il 30%), e il 20% ammette di averli incontrati anche di persona.

Un comportamento a rischio, decisamente sottovalutato dai minori. L’81% ammette che nel proprio smartphone ha in rubrica contatti di diverse persone che non ha incontrato personalmente, ma con le quali ha condiviso il proprio numero telefonico. Di loro, il 14% ha meno di 15 anni.

Con la diffusione sempre maggiore degli smartphone, cambia anche il modo di comunicare. Le emoticon sono tra i mezzi più utilizzati per esprimere le proprie emozioni dal 53% di coloro che hanno preso parte all’indagine.

Inoltre, un altro dato significativo è quello relativo al tipo di presenza sui social. Oltre 1 su 4 (26%, nel 2022 era il 22%, nel 2020 il 19%) ha un proprio canale attraverso il quale condivide con gli utenti contenuti come video, tutorial, foto, dove racconta la propria vita, anche facendo live streaming. Questo fenomeno risente con ogni probabilità del ruolo sempre più importante che rivestono gli influencer agli occhi degli adolescenti, che aspirano a diventare come loro.

In aumento anche il numero di minori che ha condiviso online foto personali (9%, nel 2022 era il 7%, nel 2020 il 6%). Preoccupa particolarmente il dato relativo all’età: il 6% di chi ha ammesso di averlo fatto ha meno di 15 anni.

FAKE NEWS E INFORMAZIONE

Se per il 22% dei minori intervistati internet è l’unica fonte di informazione, il 78% si rivolge anche ad altre fonti. È molto importante notare come solo il 47%, quindi meno della metà, si rivolga ai propri genitori o altri adulti di cui si fida, come possono essere i propri insegnanti, dato in calo del 5% rispetto all’anno precedente. Un segnale chiaro di come sia cambiato il rapporto genitori-figli o insegnanti-studenti. La televisione continua ad essere il mezzo di informazione preferito da 1 ragazzo su 4, mentre l’8% predilige giornali o riviste.

Dallo studio emerge una generale fiducia nei confronti di quanto viene letto su internet. Il 42% crede che ciò che si legge online sia attendibile (+5% rispetto alla rilevazione del 2022), ma il 52% ammette di aver creduto almeno una volta ad una notizia che poi si è rivelata una fake news.
Solo il 17% verifica sempre ciò che legge, dato in leggera crescita (+2%) rispetto all’anno precedente.

BULLISMO E CYBERBULLISMO

Purtroppo, i dati continuano a disegnare un contesto in cui bullismo e cyberbullismo sono ancora molto diffusi.

L’8% degli intervistati ammette di usare sempre o spesso foto o video per prendere in giro qualcuno, dato che registra un trend di crescita costante: nel 2022 era il 6%, nel 2019 il 5%. Il 17% lo fa raramente, ma ammette di averlo fatto almeno una volta.

Il 45% degli intervistati ha subito almeno una forma di prepotenza. Nel 34% dei casi si è trattato di violenza verbale (come insulti e offese…), nel 26% psicologica (pettegolezzi negativi, esclusione dal gruppo…), per il 6% fisica (calci, pugni…), il 6% sono stati casi di cyberbullismo (shitstorming, condivisione di contenuti personali…).

Tra i ragazzi c’è poca consapevolezza delle conseguenze delle loro azioni in rete: per il 77% il proprio comportamento online è corretto, mentre il 23% non si è mai interrogato a riguardo.

C’è ancora troppa confusione anche intorno a bullismo e cyberbullismo, e al fatto che questi comportamenti costituiscono dei reati penali: il 25% è poco o per nulla consapevole a riguardo.

In questo contesto, per i ragazzi la mancanza di controlli e tutele da parte dei social incide in modo negativo sul fenomeno, incentivando il bullismo “molto” (18%) o “abbastanza” (42%).

FILTRI ANTI-PORNO

Nonostante esistano dei validi filtri di navigazione che precludono ai minori l’accesso a contenuti pornografici, questi sembrano essere ancora poco utilizzati.
Il 49% dei minori intervistati naviga abitualmente senza filtro anti-porno, l’8% lo usa solo “raramente”. Un dato interessante che indica la consapevolezza dei genitori sull’esistenza di questo strumento.

Il 67% dei partecipanti all’indagine valuta questi filtri come abbastanza o molto utili, mentre 1 su 4 ritiene che limitino la libertà di navigazione.
In generale, emerge che i minori parlano poco in famiglia della possibilità di adottare strumenti per una navigazione sicura, quasi la totalità degli intervistati, il 94%, non ne ha mai parlato con i genitori, o lo ha fatto raramente.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Negli ultimi anni è stata introdotta l’intelligenza artificiale il cui uso è ora accessibile anche fra i nostri ragazzi. Dai dati raccolti il 48% dichiara di utilizzarla sempre o spesso.
Per il 57%, l’intelligenza artificiale è uno strumento valido che potrebbe aiutarlo nello studio e nell’apprendimento, il 62% ritiene che possa aiutarlo a risolvere i problemi e il 53% crede che possa migliorare il livello generale dell’istruzione.
Questi strumenti vengono usati abitualmente come aiuto negli studi e nei compiti dal 38% degli studenti, anche se quasi 1 su 4 (23%) ammette poi di essersi trovato in situazioni in cui l’intelligenza artificiale ha fornito informazioni errate o inesatte.

Il 38% degli intervistati crede che l’IA abbia un ruolo molto o abbastanza importante nella sua vita, il 45% crede sia poco importante e il 17% per nulla importante.
Nonostante le numerose implicazioni che queste tecnologie possono portare e i numerosi dibattiti che sono stati aperti e condivisi anche sui social, solo il 25% pensa che possa influenzare negativamente la propria privacy.

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